La parola Nebrodi proviene dal greco “Nebros” (cerbiatto), un tempo, infatti, questa zona era il regno di questi erbivori, ma anche di altri importanti mammiferi. A causa del bracconaggio e del progressivo impoverimento della fauna, nel corso del XIX secolo si è registrata l’estinzione di alcune importanti specie come il cervo, il daino, il lupo, il capriolo ed il gufo reale. Al centro della Sicilia, tra i monti Peloritani e le Madonie, i monti Nebrodi sono una catena montuosa piuttosto regolare, tra cui spicca monte Soro con i suoi 1.847 metri di altezza. Nei comuni che ne fanno parte è possibile entrare in contatto con la civiltà contadina che ha fatto la ricchezza culturale di questi luoghi attraverso le produzioni artigianali di ceste, ricami ed oggetti di uso agricolo in legno e ferla, oppure con i tanti prodotti alimentari che trovano la massima espressione in quelli caseari e nei salumi.
Di particolare prestigio i formaggi cannestrato, pecorino, provola e ricotta, e i salumi prodotti dalle carni del suino nero tipico dei Nebrodi.
Per scoprire il Parco dei Nebrodi abbiamo approfittato di una interessante iniziativa dell’associazione “Progetto Futuro Migliore” di Patti che ha organizzato tre giorni di trekking alla scoperta dei luoghi più suggestivi del Parco.
Il primo giorno abbiamo effettuato un’interessante escursione naturalistica alle Cascate del Catafurco partendo dalla Località San Basilio nel Comune di Galati Mamertino. Il sentiero in terra battuta costeggia il Torrente San Basilio, il quale, attraverso l’azione erosiva delle sue acque, ha scavato le rocce mesozoiche dando origine alla cascata del Catafurco. Per ammirare al meglio questa formazione si entra direttamente nella parte bassa della forra profondamente incisa dall’azione erosiva del torrente San Basilio. Risalendo il greto si raggiunge la cascata del Catafurco, una cascata naturale che si forma in corrispondenza di un dislivello di circa 20 m lungo il corso del torrente. Alla sua base le acque si raccolgono in una cavità naturale, scavata nella roccia, chiamata “Marmitta dei Giganti”.
Il secondo giorno ci siamo addentrati nel Bosco di Mangalaviti fino al Lago Biviere di Cesarò, un luogo di pregevole bellezza naturalistica e paesaggistica. Il sentiero (un totale di 15 Km circa a/r) è facilmente percorribile, dando la possibilità di ammirare le bellezze naturalistiche del parco, come la faggeta di Mangalaviti, imponente bosco composto da esemplari di “Fagus sylvatica”, Aceri e Agrifogli che caratterizzano l’intero rilievo.
Il terzo giorno abbiamo effettuato un’escursione sulle Rocche del Crasto, da dove si può ammirare uno splendido panorama dalla sommità delle cime di Pizzo Aglio (1.251 m s.l.m.) e Pizzo San Nicola (1.280 m s.l.m.). Abbiamo quindi raggiunto il “Rifugio del Sole”, un piccolo e prezioso casolare in pietra originariamente utilizzato come ricovero per i mandriani che si trova sul pianoro di Miglino a quota 1.223 metri s.l.m. Quì abbiamo gustato i vari prodotti tipici locali preparati per noi dall’amico Angelo Pidalà. Dal rifugio si gode di una vista fantastica verso le Isole Eolie e durante il cammino abbiamo potuto ammirare vari esemplari di Grifone ed Aquila Reale.
Durante queste tre giornate abbiamo soggiornato a Longi presso il Bed & Breakfast “Il Canalotto” gestito dall’intraprendente Sig. Leo Calandi, che ci ha deliziato e “sorpreso” con le gustose pietanze consumate presso il suo ristorante. Tre giorni passati in compagnia di amici simpatici, in una terra ricca di storia e di paesaggi incantevoli.
Foto di Angela La Face