Premessa:
Quanto può vivere un uomo? Come si può allungare la sua vita? Qual’è il segreto? A questi quesiti stanno provando a rispondere gli scienziati di tutto il mondo. La vita eterna, la conquista dell’Immortalità è stata fin dai tempi antichi una tensione che ha caratterizzato l’essere umano.
Da sempre l’uomo, quindi, è alla ricerca di una pozione magica per garantirsi la vita eterna. In realtà ci prova ancora oggi cercando “soluzioni” per rimanere giovane attraverso interventi di chirurgia estetica, creme miracolose e numerosi altri trattamenti di varia provenienza. E lo fa sia utilizzando metodi scientifici, sia attraverso le medicine cosidette “alternative”.
Antefatto
Quando i medici di Milano hanno detto a mia moglie Angela di non farsi più vedere per almeno 3/4 mesi, dopo aver affrontato sei mesi di estenuanti cure chemioterapiche, ho pensato di utilizzare il rimedio “antistress” più efficace e che ha sempre funzionato per noi due, nelle situazioni difficili: partire per un bel viaggio!
Ma non un viaggio qualsiasi, niente agenzie e neanche mete avventurose con “Avventure nel Mondo”. Un viaggio “costruito su misura” da noi, per riordinare le idee, resettare le nostre esistenze (e le nostre esigenze), immaginare un futuro diverso, con nuovi stimoli e nuove motivazioni, sia nella vita che nel lavoro.
Avevo letto di Ikaria, isoletta greca del Mar Egeo, in un libro di Valter Longo, “La dieta della longevità” e mi aveva incuriosito molto il fatto che esistessero luoghi, anche in Italia e, in particolare, in Calabria e Sardegna, dove le persone riescono ad invecchiare meglio e di più che in altri posti.
Ne avevo parlato anche recentemente con il mio amico Emiliano, conosciuto nell’ultimo viaggio in Bosnia, ad Aprile. Lui, pur essendo italiano, vive ad Atene e lavora presso un Tour Operator della capitale ellenica, occupandosi prevalentemente del “mercato” italiano. Quando gli parlai del mio desiderio di visitare Ikaria, capii che lui, di quell’isola, era fortemente innamorato. Cominciò a descriverla come un posto dove gli abitanti convivono senza tante regole e costrizioni, in maniera un pò “anarcoide”, dove il cibo ed il vino sono genuini e senza conservanti e dove le spiagge non sono invase da file di ombrelloni, sdraio e turisti chiassosi.
Diciamo che Emiliano, più che un consiglio, mi ha dato la certezza che stavo andando nella direzione giusta.
Ecco che allora è scattata in me una scintilla, un’ispirazione, un “chiodo fisso”: perchè non andare di persona a scoprire, un po provocatoriamente, “L’elisir di lunga vita”, il mistero celato in questa piccola isoletta sperduta e dimenticata dal turismo di massa. Perchè non cercare in questo luogo l’ispirazione o il suggerimento ad un rinnovato stile di vita o ad una nuova consapevolezza sul nostro presente e, sopratutto, sul nostro futuro.
Considerate le circostanze, mie e di Angela, sopratutto, era il momento giusto!
Mi sono quindi messo in moto, come faccio sempre, in largo anticipo (un paio di mesi) per pianificare il viaggio, effettuare almeno le prenotazioni dei voli e dell’alloggio per i primi giorni di permanenza. Tutto questo con una grande dose di ottimismo, considerando che Angela era ancora in cura e nessuno poteva prevedere il verificarsi di un contrattempo, di una complicazione o, semplicemente, di una insufficiente condizione fisica che mandasse tutto all’aria.
Fortunatamente, questo non è avvenuto ed il 26 di Settembre, come da programma, saliamo sulla scaletta dell’aereo Ryanair che da Orio al Serio ci porterà ad Atene prima e, due ore dopo, direttamente al piccolo aeroporto di Ikaria.
26 Agosto
Sapevamo già che difficilmente avremmo trovato un bus che ci portasse al nostro hotel, vicino al capoluogo dell’isola, Agios Kirikos.
Infatti, per fare in fretta, considerato che erano già le 6 del pomeriggio, (un’ora in più rispetto all’Italia), concordiamo una cifra ragionevole con un taxi (20€) e ci facciamo portare a Therma, paesino a un Km e mezzo dal capoluogo. Arrivati all’hotel, prenotato dall’Italia, già cominciamo a capire qualcosa di più di quest’isola: la ragazza che ci accoglie alla reception, scartabellando quà e là tra appunti scritti a mano, non trova nessuna prenotazione! Tuttavia, dopo essersi consultata telefonicamente con il proprietario, ci tranquillizza e ci consegna la chiave della stanza dove ci sistemiamo velocemente, ansiosi di cominciare ad esplorare il paesino.
Therma, celebrata fin dall’antichità per le sue sorgenti minerali calde radio-energetiche e terapeutiche, è la principale città termale di Ikaria. Ha una baia pittoresca con una piccola insenatura e una bella spiaggia per nuotare. Le case imbiancate a calce, alcune più basse, altre più in alto, una accanto all’altra con i loro balconi fioriti, si trovano a pochi metri dalla spiaggia. Tutt’intorno sono colline e, in lontananza, su entrambi i lati, sorgono le rocce della gola, alla foce di cui si trova il paese. Sul lungomare, tutt’intorno alla piazzetta, si trovano le tradizionali caffetterie, ristoranti e panetterie.
A naso, troviamo subito un ristorante che ci sembra perfetto per i nostri gusti e le nostre tasche. Scopriremo poi che sarà la migliore scelta, per varietà di pesce, qualità e prezzo, tra tutti i ristoranti visitati durante il nostro viaggio. Giusto per capirci, una cena a base di pesce, con piatto unico abbondante e contorni vari, arricchito con il celebre vino locale (bianco o rosso) non ha mai superato i 13/15 € a testa!
Il vento caldo di questa prima serata nell’isola e il vino bevuto in abbondanza accompagnano i nostri pensieri, prima che la stanchezza ci conduca inesorabilmente verso i nostri letti.
27 Agosto
Nella cittadina di Therma sono presenti alcune fonti di acqua termale “radioattiva” conosciute e sfruttate fin dal 400 a. C. e classificate come sorgenti di acqua salata calda (Na-CI-K-B-Fe-Medium Radon-Hypertonic).
Lo stabilimento comunale Apollo, in paese, è propriamente dedicato alle cure termali da effettuare giornalmente. Per 6€ si può fare il bagno in una delle due vasche (34-36 gradi) il tutto per non più di 20 minuti a singola esposizione. Dopo, dicono, potrebbe nuocere alla salute. Appena oltre le terme c’è una passerella a mare dove, in modo del tutto gratuito, si può arrivare a nuoto nella grotta da cui sgorga ancora acqua termale che si miscela gradevolmente con quella più fresca del mare.
In mattinata, dopo il primo “contatto” con quella che sarà la dolce e prelibata costante delle nostre corpose colazioni, lo Yogurt greco, ci sistemiamo sotto un ombrellone di canne, sulla spiaggia di Therma e prendiamo confidenza con il mare cristallino, calmo, ma un pò freddo, mitigato qua e la da “sbuffi” di acqua calda provenienti dalle fonti termali che caratterizzano la zona. Raggiungiamo anche la grotta, a nuoto, e ci uniamo ad un gruppetto di turisti locali, scambiandoci grandi sorrisi e cenni di comprensione, anche perchè la lingua greca per noi è e resterà un tabù. Nonostante ciò, riescono a spiegarci che è utile, oltre che lasciarsi massaggiare dall’acqua calda, spalmarsi sul corpo e sul viso la fanghiglia marrone che ricopre i grandi sassi immersi a ridosso della fonte termale: pare che sia un toccasana per la pelle.
Per altro, abbiamo deciso di abbandonare ogni pregiudizio e lasciarci andare alle esperienze, anche le più stravaganti, ci vengano proposte durante questo viaggio.
Nel pomeriggio, percorriamo a piedi la stradina che, partendo da una lunga scalinata tra le case, prosegue in un percorso panoramico lungo la costa fino a raggiungere, in circa mezz’ora, la zona nord del porto di Agios Kirikos.
Abbiamo così modo di conoscere anche il capoluogo e di cominciare a cercare qualche agenzia per poter noleggiare, il giorno successivo, un’auto che ci permetta di esplorare l’isola con facilità e rispettando i nostri tempi. Arriviamo verso le 16 e, con stupore, scopriamo anche un’altra importante caratteristica del luogo: gli orari delle attività commerciali.
Prima delle 10 del mattino e dopo le 13 è difficile ovunque trovare qualcosa di aperto, tranne qualche bar e ovviamente le taverne. Bisogna poi aspettare le 18 per veder riaprire le saracinesche dei negozi e degli uffici. Riusciamo comunque ad avere qualche buon consiglio per il noleggio del giorno successivo e, a sera, ritorniamo a Therma, per la stessa stradina, godendoci i colori del tramonto.
28 Agosto
Oggi ci siamo alzati alle 8 circa e dopo la solita abbondante colazione in hotel, siamo andati nella piazzetta di fronte alla spiaggia sperando di trovare un mezzo per raggiungere Agios Kirikos, senza percorrere la faticosa stradina sotto il sole.
Il giorno prima avevamo notato vicino al molo, una barca che trasportava con una certa frequenza e via mare, per lo più gente del luogo, da Therma al capoluogo e viceversa. Oggi, stranamente, la barca è sparita e nessuno, ovviamente, sa darci qualche indicazione in merito. Dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) esistere anche un bus che effettua il medesimo servizo ma, anche di questo, nessuna notizia.
Angela mostra segni di agitazione mentre io, già entrato pienamente nei ritmi e nella filosofia comportamentale dell’isola, mi siedo su una panchina e aspetto che succeda qualcosa.
E qualcosa effettivamente succede! Un taxi si ferma davanti alla panchina e due turisti scendono pagando. Al volo saliamo, di prepotenza, sull’auto e ci facciamo accompagnare nel centro del capoluogo.
Andiamo subito all’agenzia di noleggio che ci aveva consigliato il giorno prima l’amico Dimitri, dell’agenzia Lemy il quale, in buon italiano e con tanta pazienza, non potendoci accontentare per l’auto non avendo più disponibilità, ci aveva comunque prospettato un soluzione alternativa. La soluzione, per fortuna, si rivela valida e, con un pò di fortuna, troviamo un’auto Suzuki Ignis pronta per essere noleggiata.
Esplicate le formalità, partiamo per la scoperta dell’isola, decidendo di cominciare con la zona sud-ovest, in direzione dell’aeroporto. Non senza qualche difficoltà, a causa della scarsa ed incomprensibile (per noi turisti) segnaletica, troviamo la strada che porta alla bella e grande spiaggia di Faros.
Una piccola divagazione riguardo i nostri spostamenti.
Le strade principali dell’isola sono asfaltate e ben tenute, sebbene piene di curve e serpentine a causa della conformazione del territorio, prevalentemente montagnoso, che obbliga gli autisti a tenere gli occhi ben aperti, sopratutto dopo il tramonto.
Per trovare le destinazioni ed orientarci sul territorio abbiamo utilizzato un mix di più soluzioni:
Google Maps, di cui bisogna fidarsi relativamente in quanto non aggiornatissimo e con la tendenza, non frequente fortunatamente, a consigliare percorsi su strade impraticabili!
Le cartine geografiche che avevamo e quelle trovate in loco sono in prevalenza imprecise, sopratutto per quanto riguarda i nomi delle località e delle attrazioni turistiche, che risultano differenti su ogni cartina.
Comunque possiamo affermare che, utilizzando le risorse disponibili e aiutandoci con qualche buon suggerimento degli abitanti del posto, non abbiamo mai avuto grossi problemi.
La spiaggia di Faros, dicevamo, è molto lunga e sabbiosa. L’acqua è di un bel color verde ed è fantastica, come in tutta l’isola. Non è attrezzata ed è poco frequentata. Non è esposta al Meltemi (il vento secco e tiepido che caratterizza le isole del Mar Egeo in questo periodo), perciò anche quando c’è molto vento si può fare il bagno lo stesso. Le tamerici lungo la spiaggia fanno da ombrelloni naturali (anzi svolgono una funzione ancora migliore, mantenendo un bel fresco ). Questa spiaggia è perfettamente allineata, trasversalmente, con la pista dell’aeroporto con il risultato di vedere la pancia degli aerei, durante le fasi di decollo e atterraggio, a pochi metri dalla propria testa.
Dopo una breve passeggiata lungo la spiaggia e una sosta accanto alla taverna dove decidiamo di ritornare la sera per la cena, proseguiamo lungo la strada fino a raggiungere il cartello che indica l’inizio del sentiero che, in 20 minuti circa di scarpinata, conduce alla bellissima spiaggia di Agios Giorgios. Questa remota spiaggia di sabbia è situata all’estremità nord-orientale di Ikaria in una baia protetta. Parcheggiata l’auto sul ciglio della strada, ci incamminiamo, muniti dello stretto indispensabile: cappello e crema solare, telo, maschere per lo snorkeling ed un pò di frutta come spuntino. Durante la discesa e lungo il sentiero, poco prima della spiaggia, incontriamo la chiesetta di San Giorgio che visitiamo brevemente aprendo la porticina chiusa con un chiavistello. In alto si può intravvedere la Torre e la fortezza di Drakano, che visiteremo al ritorno risalendo il sentiero, attraverso una scorciatoia piena di siepi spinose e massi dalla stabilità incerta.
Nella spiaggia siamo quasi soli, una sola coppia di turisti in lontananza. Dopo un bagno lungo e rilassante e un po di snorkeling, mangiata un po di frutta, ritorniamo all’auto e ci dirigiamo verso l’ultima meta di oggi, ancora più a ovest, la spiaggia denominata Sanctuary Beach, dietro l’aeroporto, riparata e tranquilla e con un fondo a tratti cosparso di alghe. Visitiamo anche la Grotta di Dioniso a cui si accede direttamente dalla spiaggia, attraverso un breve percorso: diciamo che non ci ha impressionato particolarmente.
Nel tardo pomeriggio ritorniamo sul lungomare di Faros per la nostra cenetta in una caratteristica taverna sulla spiaggia, sullo sfondo del tramonto. Domani si passa alla costa nord.
29 Agosto
Oggi, entro la serata, dobbiamo raggiungere la costa nord e sistemarci nell’alloggio vicino ad Evdilos, dove rimarremo per i prossimi 4 giorni. Prima, però, decidiamo di visitare la zona sud-orientale di Ikaria.
Appena pochi Km da Therma, verso est, ci sono delle fonti di acqua termale che sgorgano dalle rocce dentro il mare. Attraverso un difficoltoso percorso tra pietre e sassi, si arriva a piedi alla sorgente. Ci immergiamo nel mare con difficoltà, cercando di non avvicinarci troppo alle zone bollenti. Dopo il tepore dell’acqua calda è bello ritemprarsi con una bella nuotata, allontanandosi nelle acque più fredde.
Risaliti sulla strada, dove avevamo lasciato all’ombra la nostra auto, riprendiamo il percorso dirigendoci verso quella che veniva definita, su molte guide, una delle spiagge più belle di Ikaria, denominata Seychelles!
La spiaggia è di difficile accesso in quanto incastonata in una profonda baia e circondata da formazioni rocciose bianche ed imponenti. Lasciamo l’auto in prossimità dell’indicazione del ripido sentiero e con molta difficoltà e 20 minuti circa di cammino tra pietre e massi, riusciamo ad intravvedere la piccola spiaggia. Per poterci finalmente arrivare bisogna scivolare in acqua da una rupe, cosa non semplicissima.
Non siamo favorevolmente impressionati da questo posto, anche a causa dell’affollamento e dallo schiamazzo provocato dai visitatori, evidentemente eccitati dalla particolarità del luogo. Dopo qualche foto, ci allontaniamo in fretta risalendo per il ripido sentiero.
Scopriamo poi, una volta raggiunto il vicino porticciolo di Magganitis, che esiste un barcaiolo che traghetta, a pagamento, i turisti “pigri” verso questa agognata meta.
Ritorniamo indietro in auto per qualche Km e, al bivio, tagliamo verso l’interno dirigendoci verso Kampos, a 2 Km circa da Evdilos, paesino dove faremo base nei giorni a seguire. Percorrendo questa strada che si inerpica tra le montagne, ci si rende conto come l’isola di Ikaria risulti praticamente tagliata in due dai rilievi montuosi, sia fisicamente che climaticamente: più asciutto e caldo il sud, più fresco e umido il nord. Dopo un’oretta impiegata per percorrere i 21 Km di distanza, arrivati a Kampos, cerchiamo il nostro alloggio, Rooms Dionysos, di cui la Lonely Planet parlava un gran bene.
Per inciso, la Lonely Planet è stata la fedele compagna di tantissimi nostri viaggi, tuttavia “soffre” spesso di un’eccesiva imprecisione e di una mancanza totale di approfondimenti sia culturali che logistici, riducendosi ad uno scarso elenco di hotel e ristoranti e a qualche raro luogo di interesse turistico-religioso. Nel nostro caso (le isole dell’Egeo) sembra proprio che chi ha scritto la guida in questo posto non ci sia mai venuto!
Dopo esserci sistemati nella nostra stanza, con una bella veranda fiorita e dopo aver chiesto qualche informazione al proprietario, andiamo a visitare brevemente il centro di Evdilos e concludiamo la giornata scoprendo uno dei piatti tipici di quest’isola, la carne di capra, cucinata in vari modi, che ci viene proposta in un bel ristorante in riva al mare, Kalypso, gestito da simpatici ragazzi che fanno di tutto per metterci a nostro agio. Ci rilassiamo subito, grazie anche al solito 1/2 litro di vino locale che accompagna splendidamente le nostre, poco lucide, divagazioni serali.
30 Agosto
Kampos è una bella località balneare e decidiamo di dedicare qualche ora a visitare prima, il minuscolo museo archeologico, con alcuni reperti locali e una vecchia chiesa dell’XI secolo abbastanza ben conservata, dedicata a Santa Irene, successivamente la grande spiaggia di sabbia, con un laghetto retrostante, dove un grande cane randagio nero sembrava controllare con autorità il territorio, di suo esclusivo dominio. Il mare è agitato e le onde piuttosto alte frenano ogni velleità di bagno di Angela. Io invece, con una tecnica improvvisata, provo ad entrare in acqua senza farmi travolgere dalle onde e, dopo una rapida nuotata, torno a riva soddisfatto.
Avevamo letto, da qualche parte, che la sera ci sarebbe stata una di quelle feste che contraddistinguono l’isola, i “panigiria”(si pronuncia “panighiria”), dedicata ad AgiosAlexandros (San Alessandro) vicino al paesino di Kouniadi.
Partecipando ad uno dei numerosi Panigiria che si svolgono tipicamente d’estate, si scopre il vero spirito pagano dei greci. Definirle, però, feste popolari sarebbe riduttivo. In realtà, sono dei veri e propri riti che si svolgono in coincidenza con festività cristiane, ma che rivelano chiaramente, sia nelle musiche che nelle coreografie, robuste radici pagane risalenti alla notte dei tempi. Il loro significato va ben oltre il semplice festeggiamento di questo o quel santo, come pretesto per far bisboccia: prima di tutto, sono un mezzo attraverso il quale gli abitanti riaffermano con fierezza la propria appartenenza alla comunità e la propria identità culturale. Alla fine però la bisboccia si fa ed è epica: si mangia, si beve, si balla fino allo sfinimento, come se non ci fosse un domani!
Decidiamo quindi di fare questa esperienza e, nel pomeriggio, dopo aver pranzato nella veranda di casa, partiamo per il paesino di Kouniadi. Durante il tragitto ci fermiamo a visitare un’azienda vinicola, “Afianes Wines”, particolarmente interessante. Situata su una collina e con i colori del tramonto a incorniciare i filari, il bel frantoio antico, i graziosi tavolini sistemati per le degustazioni, si crea un’atmosfera quasi magica e di altri tempi. Ovviamente non rifiutiamo un assaggio, giusto per gradire. I vini, rosso e bianco dolce, sono buoni ma non eccezionali.
Arriviamo alla chiesa di Agios Alexandros quando la festa è già iniziata da un pezzo. Nello spiazzo adiacente alla chiesa, le persone sono già ampiamente sistemate lungo i numerosi tavoli e tavolini e stanno già abbondantemente mangiando. Facciamo la nostra bella fila nella casupola dove si distribuiscono le cibarie, paghiamo il nostro obolo (32€) e cerchiamo un tavolo libero dove accomodarci. L’aria è fresca e un venticello piuttosto insistente ci suggerisce di indossare un abito che ci copra meglio. La gente intorno a noi ha già iniziato le danze ma noi abbiamo fame e iniziamo a mangiare la nostra abbondante porzione di capra arrostita con le patate. Angela non vede l’ora di iniziare a ballare e si butta a capofitto tra la folla, incastrandosi nell'”anello umano” che contraddistingue il ballo greco. Io mi sistemo accanto al gruppo di giovani musicisti che, con maestria, gestiscono i tempi delle danze, aumentando e diminuendo l’intensità del ritmo musicale. Il coinvolgimento è totale. L’atmosfera di altri tempi mi suggerisce una certa analogia con simili festeggiamenti che caratterizzavano i nostri paesini calabresi, sopratutto quelli montani, negli anni passati, quando ancora la modernizzazione non aveva spazzato via le antiche tradizioni e l’identità culturale delle persone e dei luoghi.
A mezzanotte e molto, ma molto prima che la festa finisca, prendiamo la strada del ritorno verso casa, consapevoli che guidare di notte in quelle stradine piene di curve e poco illuminate non è una cosa semplice.
31 Agosto
La costa nord di Ikaria è, per certi versi, più vivace di quella sud, con i paesi più “turistici” e le spiagge meno selvagge e relativamente più attrezzate (anche se questo in assoluto non è un pregio). Tuttavia il mare quì è spesso mosso e fare il bagno implica sempre un pò di apprensione. Nella mattinata vogliamo scoprire qualcosa di più di questa parte dell’isola e partiamo in direzione Est, verso il caratteristico paese di Karavostamo, sul mare, che raggiungiamo nel giro di mezz’oretta.
E’ il periodo della vendemmia e nei giardini adiacenti alle case di questo paese, le uve appena raccolte aspettano di essere trasportate nei frantoi. Vedo Angela con la bocca piena e capisco subito che, come al solito, ha approfittato dell’assenza di occhi indiscreti per raccogliere qualche grappolo e fare uno spuntino, coinvolgendo, in seguito, anche me. Accetto volentieri l’invito!
Seguendo le viuzze pittoresche di questo paese fino al porticciolo, raggiungiamo, un pò per caso, una taverna affacciata sugli scogli, deserta, per via dell’orario e rimaniamo incantati dal paesaggio, dall’odore intenso del mare, dai gabbiani e dai cormorani che stazionano su un’isoletta grande quanto uno scoglio, proprio di fronte a noi. Decidiamo di tornarci a cenare l’indomani sera.
Abbiamo letto di una chiesa caratteristica arroccata su di una rupe, Agia Sofia, poco più ad Est rispetto alla nostra posizione e decidiamo di andare a visitarla. Sulla strada principale non c’è nessun segnale che indichi la chiesa quindi, dopo aver percorso un decina di Km, torniamo indietro e scopriamo che il cartello c’era, ma era solo da quel lato di marcia, piccolo e ben nascosto. Imboccata la strada giusta, questa, ad un certo punto, si interrompe bruscamente. Una signora, a cui chiediamo informazioni, ci conferma che la strada è giusta e che bisogna continuare a piedi.
La stessa signora ci invita ad entrare in casa a prendere un caffè. Accettando l’invito, abbiamo la possibilità e la fortuna di sperimentare la celebre ospitalità greca. Con un pò di italiano, un pò di inglese e tantissimi gesti, riusciamo a stabilire un dialogo essenziale ed a capire qualcosa di quella famiglia. Conosciamo il marito, il fratello, la cognata e, intanto, la tavola si riempie magicamente di ogni cosa: pomodori in insalata, uova fritte, peperoni, formaggi e, per finire, liquore fatto in casa (ouzo). A fatica riusciamo a separarci da quelle splendide persone per proseguire nel nostro cammino verso la chiesa. Dopo la visita, nel riprendere la nostra auto, vediamo la signora venirci incontro, con in mano un vaschetta colma di marmellata di more fatta in casa. Questo regalo ci ha commosso e quella marmellata ha accompagnato tutte le nostre colazioni, fino al giorno della partenza.
Nel pomeriggio torniamo indietro, in direzione nord-ovest, percorrendo il lungo manto d’asfalto che costeggia l’isola, fino a raggiungere l’estremità occidentale, scoscesa e solitaria. Ci affaciamo sulla bella spiaggia sabbiosa di Livadi, vicino ad Armenistis, senza però fermarci. La meta successiva e la rinomata e appartata spiaggia di Nas, a cui si accede tramite un piccolo e scosceso sentiero e il guado di un pittoresco laghetto retrostante la spiaggia. Qui il mare è spesso e volentieri agitato, con delle forti correnti che, di conseguenza, rendono difficoltoso fare il bagno.Infatti, i pochi bagnanti, quasi tutti nudi, preferiscono prendere il sole o dedicarsi ad esercizi fisici o mentali, in stile molto hippy.
Bisogna comunque precisare che è facile trovare nudisti nelle spiaggie di Ikaria e, ancor di più, nella vicina isola di Fourni, sopratutto in quelle meno accessibili e che questo fenomeno tende ad evidenziare maggiormente il carattere un pò selvaggio e “alternativo” di questi luoghi.
Proseguiamo in auto verso la ventosissima, scoscesa e quasi deserta estremità occidentale dell’isola, in direzione Capo Papas, percorrendo la lunga strada, recentemente asfaltata e fermandoci a immortalare il tramonto dall’alto di una rupe a picco sul mare, lasciando che lo sguardo si perda nel magico orizzonte infuocato.
1 Settembre
Oggi è l’ultimo giorno di permanenza ad Ikaria perchè domani ci trasferiamo nell’adiacente arcipelago di Fourni. Decidiamo, quindi, di dedicarci alle zone più interne dell’isola, caratterizzate da bei monasteri e pittoreschi paesini.
Visitiamo prima il monastero di Theoktistis, immerso nella vegetazione montana, luogo meraviglioso con una piccola chiesetta del XVII secolo e una cappella, Theoskepasti, costruita attorno ad un masso eroso dal vento che copre tutta la struttura. Dentro la cappella, numerose icone e vari doni, sopratutto braccialetti, lasciati lì da fedeli di tutto il mondo. Nella struttura non vi sono monaci. In un piccolo locale ci si può ristorare bevendo una spremuta o assaggiando il dolce locale per cui il monastero è famoso, ovvero una torta alla frutta.
Visitiamo, subito dopo, il monastero Mounte Evaggelismos, immerso nel bosco e nel silenzio assoluto. L’entrata è chiusa perché i monaci sono momentaneamente assenti. Riesco comunque ad entrare da un passaggio laterale ed a scattare qualche foto.
Solo sull’isola di Ikaria, a differenza di altreisole della Grecia, resiste una antica tradizione che coinvolge uno dei paesi dell’interno. A partire dalla sera le stradine di Cristos Raches, 350 abitanti sparsi in mezzo a una pineta, fino a quel momento quasi deserte si riempiono di colpo, le taverne iniziano a carburare, la musica a ingolfare i vicoli, le botteghe ad offrire mieli e sapori.
Incuriositi, raggiungiamo quindi questo bel paesino, a oltre 500 m di altitudine, inserito sul percorso pianificato per oggi e, dopo aver girovagato per le sue stradine, ci siamo fermati presso un baretto gestito da una cooperativa di donne. Accomodati in una comoda poltroncina, sulla via principale, circondati dai fiori (e dai gatti) abbiamo gustato l’ottimo caffè greco e un paio di fette di torta alle noci e all’arancia.
In questa parte dell’isola vi è una lunga e fitta rete di sentieri ben segnalati che si dipanano tra laghetti, ruscelli e gole. Raggiungiamo un laghetto intravvisto sulla cartina ma non ci attrae particolarmente e quindi decidiamo di imboccare un lungo e pericoloso tracciato sterrato che, scendendo vertiginosamente, si riallaccia alla strada costiera percorsa il giorno prima. Questa volta la percorriamo fino alla fine, cioè fino a Karkinagri. Da una parte il monte, dall’altra il mare, unica presenza viva, un faro sulla punta dell’isola. A Karkinagri l’isola finisce.
Decidiamo di concludere la nostra permanenza ad Ikaria cenando in quella bella taverna sul mare ammirata il giorno prima a Karavostamo. Il tragitto non è breve, ma che importa, domani si va via!
L’isola di Ikaria, pur immersa nel blu, ha un cuore di roccia. D’altra parte le gole e le cime del monte Etheras, che la attraversano, arrivano a sfiorare i mille metri e la vita della gente, per secoli, si è concentrata proprio in questi paesi abbarbicati tra i tornanti. Sarà un caso, ma vuole la leggenda che il nome dell’sola derivi da Icaro, il mito con le ali fragili. Anche la gente di Ikaria ha inseguito il proprio folle volo ed è salita in alto, conservando quel carattere a volte un po rude, a volte un po anarchico. Sarà anche questo il segreto della loro longevità?
2 -3-4 Settembre – Isola di Fourni
Fourni è una delle dodici isole che formano un piccolo arcipelago formato da nove scogli e tre isole più grandi che sono Agios Minas, Fourni e Thymena. Fourni e Thymena sono le uniche isole abitate. Si trovano a mezzora di traghetto da IKaria (da cui dipendono amministrativamente).
Non si può andare ad Ikaria senza visitare anche l’isola di Fourni perchè questo lembo di terra (17 Km) sembra fortemente imparentata con la prima. Anche se più brulla, conserva ed amplifica lo spirito selvaggio e solitario di Ikaria e può vantare scorci panoramici e spiagge bellissime.
Partiti alle 9 circa dalla nostra sistemazione a Kampos, dopo aver pagato in contanti le nostre 200€ (niente carte!!!), alle 10 siamo ad Agios Kiricos. Facciamo i biglietti per Fourni (la nave parte alle 14.30) all’agenzia Leny dell’amico Dimitri. Restituiamo l’auto all’agenzia Ikaria Holydays (non la guardano neanche). Ci sistemiamo in una panchina davanti al porticciolo e aspettiamo con pazienza, tra un caffè ed un tramezzino, la partenza della piccola imbarcazione che, in meno di un’ora, ci porta all’isola di Fourni.
All’arrivo, sul molo del porticciolo di Fourni Korseon, villaggio principale dell’isola e unica zona densamente abitata, ci aspetta la titolare dei Nektaria Studios con un bel cartello per farsi riconoscere. Ci dice di chiamarsi Nektaria e ci accompagna a piedi al vicino mini appartamento, confortevole ed attrezzato di tutto, cucina compresa. Iniziamo subito ad esplorare questo bel villaggio che dal nome (Korseon) tradisce le sue origini di terra frequentata dai corsari, che da qui partivano per le loro scorribande nel mar Egeo.
Tutte le attività, più che altro notturne, si svolgono tra il porticciolo, con una piccola spiaggetta laterale, le numerose taverne con, ben esposti, i pesci appena pescati e pronti per essere cucinati e la pittoresca via principale, ombreggiata dai gelsi, tutta pedonale, che collega il porto con l’unica piazza del piccolo centro. In questa strada i pochi negozietti hanno ingressi molto discreti, senza vetrine e applicano i “comodi” orari che già ben conosciamo.
Il primo giorno su quest’isola si conclude con un bel bagno, al tramonto, nella spiaggia più vicina al villaggio, quella di Psíli Ámmos, situata 600 metri a nord, lungo la litoranea e poi con una abbondante cena in una delle taverne di fronte al porto.
Il secondo giorno, dopo aver noleggiato un malmesso scooter Kimco 150, partiamo alla scoperta dell’isola iniziando dalla spiaggia di Elidaki, verso sud. Il mare ed i suoi colori sono splendidi. Qualche nudista solitario si gode il sole e la brezza mattutina.
Subito dopo raggiungiamo la spiaggia di Petrokopio, alberata dalle immancabili tamerici, con alle spalle una enorme cava dove, anticamente, veniva estratto il marmo. Appoggiate alla riva del mare, alcune sezioni di colonne greche.
Dopo l’immancabile bagno e uno spuntino a base di sandwich e birra in un pittoresco locale all’interno di un vecchio mulino nei pressi di Kampi, riprendiamo lo scooter dirigendoci verso la parte nord dell’isola in direzione di Chrysomilias (18 Km), paesino abbarbicato tra le rocce e circondato da una natura rigogliosa. Sulla strada un pò tortuosa, bisogna prestare particolare attenzione alle numerose capre che passeggiano beatamente sull’asfalto e che appaiono spesso all’improvviso dietro le curve.
Chrisomilià è in alto, la spiaggia invece si allunga nella baia sottostante. Più che un paese sembra un grosso borgo, con case vecchie in pietra, in parte abbandonate. Quì la natura e l’abitato si abbracciano tra le viuzze deserte: pergole di viti, fichi, acacie e fioriture varie sembrano voler entrare fin dentro le case, mentre i numerosi gatti per nulla intimoriti, sonnecchiano sui davanzali delle finestre. Anche la chiesetta, ben restaurata all’interno, contribuisce ad arricchire l’atmosfera d’altri tempi che pervade questo luogo.
Decidiamo di scendere con lo scooter fino alla spiaggia ed arrivati al litorale, ci accoglie l’unica taverna del paese. Sotto l’ombra delle tamerici, un pappagallo in gabbia rimane impassibile mentre un gatto, arrampicato su di una sedia, cerca di stuzzicarlo con la zampa. Una passeggiata nella piccola e trasandata spiaggetta, conclude la nostra visita, anche perchè ci ricordiamo che stasera abbiamo in programma di assaggiare il famoso piatto tipico di quest’isola, le aragoste con gli spaghetti (astakomacaronades).
L’ultimo giorno nell’isola di Fourni lo inauguriamo con una abbondante colazione, sul balcone della cameretta, a base di latte, nescafe, l’ottima marmellata di more della signora ikariota e qualche “rinforzino” locale. Subito dopo partiamo in scooter alla scoperta delle spiagge non raggiunte il giorno prima, per mancanza di tempo. Prima però confermiamo il motorino per un’altro giorno e facciamo i biglietti per il traghetto che ci porterà, il giorno seguente, nell’isola di Samos.
La prima località, Kamari, con un’esigua spiaggetta, un piccolo molo e qualche pescatore di ritorno, non ci impressiona particolarmente e decidiamo di proseguire verso la spiaggia di Bali. In un’insenatura profonda, si presenta graziosa e solitaria, ma attraversata oggi da un vento fresco che non stimola le attività balneari. Decidiamo, quindi, di proseguire verso la spiaggia di Kampi, in prossimità di Fourni. E’ una delle più belle dell’isola, riparata e con un attrezzato baretto dotato di sedie, sdraio e ombrelloni. Noi ci sistemiamo sotto un immancabile alberello di Tamerice e ci godiamo il bel sole, mitigato dalla fresca brezza, prima di tuffarci in bagno ristoratore.
Dopo la pausa pranzo, nel nostro alloggio, ed un breve riposino, ripercorriamo nuovamente la strada verso il sud dell’isola per visitare il monastero di Ioannis Thermastis. Il cancelletto del monastero, dopo un gruppo di casette bianche e blu, risulta fortunatamente aperto. All’interno non c’è anima viva e la chiesa è chiusa a chiave. Un sentiero sterrato, subito dopo la chiesa, percorso quasi per caso, porta alla spiaggia (subito da noi eletta come la più bella dell’isola) della bellissima Kasidhis Bay. Angela si fa il bagno alla luce del tramonto mentre io mi sbizzarrisco a fare foto. Risalendo la strada e passando dal gruppo di casette, un signore ci ferma e ci chiede se siamo italiani. Quindi ci invita ad entrare a casa sua e ci offre un paio di bicchieri di limoncello (poi diventati 3, poi 4…). Scopriamo che lavora alle poste di Atene, che tifa Napoli e si trova anche lui in vacanza a Fourni. Lo salutiamo a malincuore e ci affrettiamo a tornare a casa dove la simpatica proprietaria ci sta aspettando per riscuotere i soldi del soggiorno. Ci sorprende il fatto che ci accolga con un regalino per noi, un semplice souvenir, che conferma la gentilezza ed il garbo della gente di Fourni.
Restituiamo il motorino e ceniamo in una taverna nella piazzetta del paese, accanto alla chiesa. Oggi niente pesce bensì costolette di agnello alla brace con patate e caponata, innaffiati dall’immancabile vinello rosso. Gli occhi pietosi dei gattini intorno al nostro tavolo implorano, con sempre più insistenza, un pò di cibo e noi, per quest’ultima sera, facciamo un’eccezione ai consigli dei ristoratori e lasciamo qualcosa anche per loro. A tarda sera torniamo in stanza e facciamo le valigie. Domani alle 7 del mattino ci aspetta la nave per Samos.
Conclusioni
Gli ultimi giorni trascorsi a Samos, motivati anche dalla coincidenza aerea per Atene e poi per Catania, non fanno parte di questa storia e li racconterò, forse, in un’altra occasione.
Questo viaggio a Ikaria era stato progettato con lo scopo di scoprire, forse, il segreto della longevità, per riordinare le priorità della vita, ma, anche, per allontanarsi per qualche tempo dalla tensione e dalle criticità di tutti i giorni.
Nessuno sa se il segreto della longevità degli icarioti sia dovuta al cibo sano oppure al territorio ricco di emanazioni radioattive. Io penso che buona parte del merito risieda, anche, nello stile di vita, nel modo di pensare e di agire, nell’affrontare le circostanze, siano esse positive o negative. E’ una ricetta che funziona solo per loro, non è esportabile e non è riproducibile.
La nostra isola, quella dove viviamo tutti i giorni, non è circondata dal mare verde-azzurro e non è accarezzata dalle brezze dell’Egeo, bensì è popolata da problemi e da stress quotidiani, da impegni improcastrinabili e, sopratutto, da una moltitudine di individui spesso “abbrutiti” da una condizione umana insoddisfacente e precaria.
Tocca a noi trovare la ricetta giusta, che funzioni “a casa nostra” e che ci consenta di non sprecare la nostra opportunità di vita, dandole valore e significato, sfrondandola dalle cose inutili, nutrendola di sapere e inondandola di amore.
Testo e foto di Paolo Latella