Questo spettacolare Paese, sorprendente in ogni sua più piccola forma di vita, da quella etnica, a quelle animale e vegetale. Una terra molto molto vicina ad un mondo germanico,ma nello stesso tempo africana fino nel profondo delle sue viscere, da lasciarmi incantata e riconoscente per tutto quello che mi ha offerto anche se solamente per 15 giorni. La Namibia è veramente come il paradiso terrestre, la natura infatti è incontaminata e anche la fauna non corre pericoli, perché gli spazi a disposizione sono tantissimi per tutti e quindi uomini e animali non si danno noia (consideriamo che la densità è di circa un kmquadrato ad abitante).
Certo le emozioni che via via si sono impadronite della mia mente e della mia anima, sono state tante: la prima immediata, che mi ha lasciato senza fiato, è stata appunto quella paesaggistica, creata dalle luci dell’alba e del tramonto, dagli orizzonti “bagnati” che offrono laghi immaginari che cambiano forma mentre ci avviciniamo e che anche se ti fanno capire che tutto è un miraggio, non ci delude perché ha già offerto agli occhi questa grande meraviglia; dai mille colori che vanno dai gialli dell’erba secca, ai rossi della sabbia infuocata e delle montagne, dai marroni della polvere sollevata dai nostri fuoristrada, e dall’azzurro incredibile del cielo;e poi la storia di questa grande terra ed infine la scienza che attraverso queste meravigliose dune del deserto del Namib cerca di capire l’evoluzione della terra.
Tutte queste sensazioni, questi “assaporamenti” che ogni angolo della Namibia mi ha offerto sono stati una riconciliazione con il mondo, perché qui si può veramente dimenticare,anche se per breve tempo, l’inquinamento, il sovraffollamento, i rumori assordanti delle nostre caotiche città, lo stress, la fretta e così via. Non avrei mai creduto di avere a disposizione degli scenari così diversi l’uno dall’altro, meravigliosi, emozionanti: dall’arida savana alle montagne rosse dello Spitz Koppe (il Cervino d’Africa), ai baobab enormi, in gran parte almeno all’apparenza secchi,ma anche con foglie verdi, perché alcuni sono così fortunati da affondare le loro radici nelle cascate di Epupa. Queste cascate: ecco un’altra straordinarietà namibiana, con una vista al tramonto impagabile, un arcobaleno che al momento del nostro arrivo le stava cavalcando, cascate che sono metà Namibiane e metà Angolane, con dei punti di osservazione inimmaginabili, che ti offrono sensazioni stupende fino a toglierti il respiro; con un rumore d’acqua rilassante e stimolante allo stesso tempo, con una vegetazione rigogliosa ma anche arida, con enormi scheletri di alberi che nonostante tutto sembrano ugualmente avere ancora vita e con piante straordinarie, verdi ed orgogliose di offrire la vita a tanti animali. Comunque, forse, la prima vera strabiliante emozione naturalistica è stata quella del secondo giorno di viaggio al Sesriem Park, con la salita, all’alba, della duna 45.
Non è quasi possibile descrivere cosa ho provato in quel momento, forse era impotenza davanti a quella meraviglia, a quelle forme così straordinarie create dal vento,a quei colori così vividi e caldi via via che il sole si alzava nel cielo e riscaldava, oltre ai nostri corpi infreddoliti, anche le nostre anime, facendoci ringraziare la vita per tutta quella bellezza gratuitamente concessaci.Anche la fatica per la “levataccia”, il freddo patito, la stanchezza per salire, sono spariti in un battito di ciglia, appena il sole è sorto e ci ha illuminati con i suoi raggi, permettendoci di spostare in lungo e in largo il nostro sguardo per godere di tutte quelle stupende forme create dal vento e dalla sabbia; onde,montagne, rifugi, ventri materni, gobbe di cammelli e così via.Credetemi, non è esagerazione, è stata una sensazione stupenda che rivivrei ogni giorno.Sempre per parlare di cose straordinarie della Namibia, siamo stati così fortunati da poter ammirare la Welwitschia, quella pianta millenaria (vive proprio anche fino a mille anni e riesce a fiorire solamente a 20 anni dalla sua nascita ), che ha il suo habitat proprio qui, nella Namibia settentrionale in mezzo ai sassi. Quando avevo visto un servizio su questa pianta,mai avrei immaginato di poterla ammirare in natura, ed invece mi è stato concesso e devo dire che è stato sorprendente. Certo, non tutto è rose e fiori in Namibia, almeno per i loro abitanti, perché nonostante siano negli ultimi anni diventati almeno in parte indipendenti, sono legati economicamente al Sud Africa, anche se questa è una terra piena di giacimenti di diamanti, e quindi non possono certo dire di essere una nazione veramente libera, ma le variazioni sono in atto e quindi tutto sta procedendo in questo senso.
Questi cambiamenti non interesseranno comunque tutte le varie etnie che costituiscono il popolo namibiano, e sono molte, come ad esempio gli HIMBA che vivono nel Nord e precisamente nel Kaokoland. Questo gruppo infatti rappresenta la parte più conservatrice per quanto riguarda usi e costumi, del popolo namibiano, e le loro tradizioni sono quasi rimaste quelle che erano centinaia di anni fa.Le donne ad esempio,molto più degli uomini, continuano a ricoprire il loro corpo e quello dei figli di terra rossa e grasso animale,utile per scacciare gli insetti e continuano a vestirsi quasi come guerriere amazzoni, con quei corti gonnellini di pelle di capra, quelle elaborate acconciature, quella tradizionale collana che scende sui loro petti e soprattutto quell’aspetto così fiero.Ho detto però “quasi intatti”, per quanto riguarda gli usi e costumi, perché anche per loro sta cambiando la vita, le tentazioni del consumismo sono ormai arrivate e infatti gli Himba non esitano a farsi pagare (tabacco, farina, indumenti, denaro) per le foto degli stranieri, o per far vedere i loro piccoli agglomerati di case e farle visitare e soprattutto ad andare nei supermercati e nei grandi punti vendita in cerca dei numerosi prodotti allineati negli scaffali che sempre più li attireranno come calamite. Auguriamoci però che, almeno in parte, qualcosa di questa meravigliosa gente, possa restare ancora come volevano i loro padri.
Ovviamente questa etnia, anche con il tempo, sarà sempre fuori posto nelle città,come ad esempio Swakopmund, che anche se considerata la località più importante per la villeggiatura marina, non ha niente di africano, bensì è la copia perfetta di una qualsiasi cittadina tedesca: le case sono a forma gotica, i tetti spioventi per far cadere la neve!!!!, i pub lungo le vie emanano profumo di birra a volontà e la popolazione è bianca al 90%. Quindi come dicevo, in città come queste, gli Himba non ci saranno neppure con il passare del tempo, ma meno male, così forse resisteranno alla voglia di totale cambiamento. Ma se da una parte si trovano queste città così vicine al mondo occidentale, dall’altra e a conferma della varietà del territorio namibiano, si trovano cose incredibilmente “nere” come le immense distese della savana e quel grande immenso parco che è l’ETOSHA,uno dei più vecchi parchi naturali del continente africano. Questo parco zoo, visto che offre rifugio a migliaia di animali, ha anche l’Etosha Pan, ovvero quello che resta di un enorme lago salato adesso asciutto. Fa impressione vedere questa immensa distesa salata biancheggiante e la vista si perde fino all’orizzonte, non potendo arrivare a percepirne la fine. L’arrivo al Parco, appena varcato l’ingresso, è spettacolare, ci avviciniamo ad una pozza (poi verremo redarguiti perché non potevamo andare in quel luogo) dove ci sono una moltitudine di animali: zebre, antilopi, giraffe, gnu e così ci elettriziamo e restiamo affascinati, facendo girare le nostre macchine fotografiche e le nostre video camere, fino all’inverosimile. Poi un buffo incontro proprio accanto ad una reception del parco: i facoceri, buffissimi animali che mangiano in ginocchio, come se pregassero.
Certo tutto questo è stato un bellissimo impatto, che è proseguito il pomeriggio e i due giorni seguenti, andando in giro per il parco e la sera alle pozze illuminate. Animali incredibili, che non hanno paura dei fuoristrada e che quindi si lasciano guardare e ammirare e che ci affascinano e ci tolgono anche la stanchezza accumulata durante il viaggio. Quegli elefanti così mastodontici, che arrivano anche in gruppi di 30/40,ma che bevono alle pozze quasi asciutte, pochi alla volta, evidentemente rispettando un ordine gerarchico, con i loro piccolini sempre circondati dai grandi a modo di protezione. I loro barriti festosi fanno da cornice agli spruzzi delle proboscidi e al pestare delle enormi zampe che si protrae a lungo e che si attenua a mano a mano che i primi arrivati si allontanano per lasciare il posto agli altri fino a nuovamente disperdersi tutti quanti nella boscaglia; quelle gazzelle con le loro codine sempre in movimento; le zebre con i loro “sederini” così “grassini” e preda di animali ben più feroci; le giraffe che con la loro piccola lingua riescono a mangiare anche le minuscole foglie delle acacie,piante ricoperte di spine lunghissime e taglienti; gli sciacalli che girellano intorno alle nostre tende di notte in cerca di cibo (mai lasciare cose senza protezione o la mattina non troverete più nulla); le “brutte” iene sempre in cerca di qualche povera malata preda o di qualche resto di carogne già uccise da altri; una famiglia di Kudu, incredibile perché anche con il loro piccolino (la prima sera che siamo arrivati a Windoeck, l’ ho mangiato!!! ma non sono riuscita più a riprenderlo, sarebbe stato crudele dopo averlo visto così bello). I rinoceronti bianchi che alla luce delle pozze illuminate vengono a bere e non hanno timore a combattere anche con gli elefanti pur di difendere il loro diritto all’acqua; il leone grande re della foresta,ma pigro fino a restare sdraiato un intero giorno sempre sotto lo stesso alberello e le leonesse, vere cacciatrici e così maestose nel loro portamento! Molti altri animali fanno parte di questo incredibile Paese: foche e fenicotteri ad esempio. Arrivando a Cape Cross, restiamo colpiti dalle migliaia di otarie che vivono in questa zona e anche se l’odore emanato dagli escrementi degli animali è fortissimo, non si può fare a meno di restare affascinati da questa miriade di foche e dai suoni da loro emessi.
Ce ne sono di tutte le taglie: grandi, piccole, piccolissime e si notano benissimo i grandi leoni marini circondati dai loro harem femminili. Sono così tante, fra il mare e la terra ferma, che non si sa quasi dove guardare e verrebbe la voglia di toccarne qualcuna, soprattutto i piccolini che sono così teneri, ma non si può altrimenti il nostro odore impedirebbe poi alle loro madri di riconoscerli e nutrirli. Se poi ci vogliamo “rifare” ancora gli occhi, non possiamo mancare la visita a Walwis Bay per ammirare quelle incredibili creature che sono i fenicotteri. Noi siamo stati veramente fortunati, perché nonostante non fosse proprio il periodo giusto, ne abbiamo visti centinaia e la prima parola che mi è venuta in mente, vedendoli nell’acqua, è stata: eleganza. Si perché si muovono con una grazia che sembra quella di una modella in passerella, e con tutto quel rosa delle loro piume è come ammirare un quadro a tinte pastello. Parlando sempre di animali, in contrapposizione all’eleganza dei fenicotteri, non possiamo non pensare al porta mento così “sgraziato” degli struzzi: questi uccelli obbligati a camminare anziché a volare e che nonostante il loro aspetto così preistorico e quasi buffo, lasciano nei nostri occhi tanta soddisfazione per averli potuti ammirare. Se la prima grossa emozione dal punto di vista naturalistico, è stata come dicevo, la duna 45, l’ultima, in ordine di tempo è stato lo SPITZ-KOPPE. Sembrava di essere arrivati in un mondo fantastico, irreale: intanto niente polvere, silenzio assoluto, montagne che sembravano prendere fuoco, di un rosso incredibile con un tramonto che stava avanzando e che ci permetteva di vedere al meglio quei colori stupendi. Salire subito su quei massi enormi è stato irrinunciabile, accucciarsi in cima e guardarsi intorno, altrettanto, restare in silenzio assolutamente necessario. Poco importa,anzi non è assolutamente importato, se non c’era acqua, luce, etc, se abbiamo dovuto portarci tutto, la meraviglia è che abbiamo cenato alla luce di un enorme meraviglioso falò, con le nostre tende montate in mezzo a questi enormi massi, riparati dal vento e cullati dal suo suono. Il giorno dopo poi, al mattino presto, abbiamo potuto ammirare un fenomeno quasi irreale: una di quelle montagnole circondata dalla nebbia, quasi a farla sembrare in mezzo al mare, bellissimo davvero! In mattinata siamo poi, arrivati in cima al PONDOK, la montagna sorella dello SPITZ KOPPE, e abbiamo così ammirato i grafiti che, anche se danneggiati, ancora rivestono la parete del “Paradiso dei Boscimani”. Un’arrampicata stupenda, la possibilità di vedere dall’alto quella immensa distesa intorno a noi e poi via, in serata, per il rientro verso la città.
Tutto il viaggio è comunque stato veramente impagabile e inaspettato perché le emozioni sono andate via via a crescere e non a diminuire e quindi anche le ultime cose hanno regalato gioie al cuore e agli occhi di tutti noi e anche scrivendo e raccontando, in questo momento, mi sembra di rivivere tutte quelle sensazioni che mi portano in un mondo paradisiaco.
Tratto da “Avventure nel Mondo”
Fotografie di Angela La Face