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Laos: l’esercito di Buddha

Nelle grotte di Tham Ting, 7000 statue di ogni dimensione e materiale accolgono i fedeli. E Luang Prabang sembra rifiutarsi di entrare nel terzo millennio. In barca nel Laos, per raggiungere una delle meraviglie che questo lembo inviolato della vecchia Indocina regala.

A Luang Prabang, la città del grande Buddha d’oro che sembra rifiutarsi di entrare nel terzio millennio, ai piedi della scala monumentale che digrada fino al fiume, si sale sulla Pak Ou, barca in legno a fondo piatto che naviga verso nord e raggiunge, in un paio di giorni, la frontiera con la Thailandia. Dopo un’ora e mezzo, si intravede a Pak Ou, sulla sponda in penombra, la grotta di Tham Ting: un buco nero. All’interno, 7000 statue del Buddha di ogni dimensione e materiale inghiottite dalla roccia appaiono ai visitatori stupefatti. Inginocchiati, i fedeli interrogano il Buddha: con le mani giunte scuotono lentamente un bussolotto che contiene piccole stecche, finché non cade per terra una. Al numero della stecca corrisponde un oracolo.

Il fiume Nam Ou raggiunge il Mekong. Ritto sulla poppa, il pilota spinge sul remo con lo stesso movimento dei guerrieri dei bassorilievi di Angkor. Il fiume si allarga prima di spiccare la lunga corsa di 2.600 chilometri fra giungla, foreste, savana e risaie e sfociare nel delta. I villaggi, spalle alla giungla, vivono aggrappati alle sponde e protendono lunghe terrazze di bambù sulle onde stanche. Ogni tanto, uno squarcio nella foresta ricorda che qui furono sganciate migliaia di tonnellate di bombe dai B52 americani.

Nelle scuole, manifesti raccomandano di non toccare i residuati bellici, e gli esperti Onu lavorano per bonificare la zona dagli ordigni inesplosi. La barca raggiunge Pakbeng, più che un paese una strada obliqua che dalla sponda destra scende al fiume. È calata la notte. In lontananza risuona, sordo, un gong.

Houay Xai, vivace porto nel Laos nordoccidentale e ultima tappa della navigazione, è annunciato da centinaia di giunche e zattere con le tettoie di paglia cariche di ogni mercanzia che hanno viaggiato per settimane nello Yunnan lungo il fiume incendiato dai raggi di sole. Le vele portano incise frasi misteriose, germogliate nei millenni, che rendono propizi i venti. Donne con le labbra bruciate di betel gettano nel fiume giallastro manciate di fiori per ringraziare del raccolto generoso.

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