Il rapporto dell’uomo con il viaggio è qualcosa che ha riempito milioni di pagine di libri, racconti, diari. Mettendo in luce significati diversi legati ad esso: la scoperta, la conoscenza di altri popoli e di se stessi. Paura, gioia, timore, curiosità; quante emozioni legate al viaggio, quante sollecitazioni ad aprirsi all’ignoto.
Proust diceva: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuove terre ma nel trovare nuovi occhi”. E questo dice molto sul viaggio come apertura mentale, come possibilità che ci si offre per svestirsi dei soliti modi di pensare.
Viaggiare è in fondo uno stato dell’animo, a cui non si può chiedere ragione della sua esistenza, esiste perché noi esistiamo.
Si viaggia per spirito d’avventura, per conoscere altri popoli, per andare alla scoperta del mondo ed accorgersi poi che quello che hai sempre cercato è li, appena dietro l'angolo di casa. Si viaggia per imparare ad amare o per essere amati, perché spinti da una ideologia o perchè non si crede più in nulla. Si viaggia per essere stati i primi o per dire io c’ero, per aiutare il prossimo o per farsi aiutare, per non saper attendere o perché abbiamo atteso troppo, per indagare nel profondo della nostra anima o per fuggire da se stessi...
Il senso della ricerca sta nel cammino fatto e non nella meta; il fine del viaggiare è il viaggiare stesso e non l'arrivare.